Cappellone absidale

Tipologia: Decorazioni in stucco e dipinti murali realizzati a olio su intonaco
Autore: Antonino Ferraro, Gaspare Serpotta, Francesco Casanova
Datazione: 1658-1668
Collocazione: Chiesa Maria SS. Assunta – Castelvetrano (TP)
Data restauro: 2021

 

Note sul restauro

L’intervento di restauro ha riguardato la messa in sicurezza delle superfici interne del cosiddetto capellone absidale, fino all’altezza della fascia degli stemmi.

L’apparato decorativo barocco, realizzato tra il 1658 e il 1668 ad opera di Antonino Ferraro e Gaspare Serpotta, è costituito da una ricca decorazione in stucco dorato, caratterizzata dal ripetersi di volute, conchiglie, mascheroni, teste alate ed elementi fitomorfi come girali vegetali, fiori, bouquet di frutti. Nel complesso la decorazione mostra una certa vivacità di forme ed estro inventivo.  Lo spazio è suddiviso in 9 sezioni caratterizzate dalla presenza di lunari polilobati definiti da cornici che ospitano delle pitture, ad opera di Francesco Casanova, raffiguranti, alternatamente, scene mariane e putti alati. Il dipinto centrale raffigura l’assunzione della Vergine, a cui è intitolata la chiesa. Lungo i 4 lati sono presenti 16 lunette, 4 per lato, che poggiano sul cornicione d’imposta della cupola.

La cupola è realizzata in calcarenite su cui sono applicati gli strati di intonaco. Gli stucchi sono, come da prassi tecnica seicentesca, in parte realizzati in loco altre fuori opera e ancorate con malta di calce al supporto grezzo di pietra. Sullo stucco di malta di calce e gesso è applicato uno strato di finitura superficiale liscio. La doratura è eseguita con foglia d’oro applicata a missione su un mordente bruno. Le pitture, invece, sono realizzate ad olio su intonaco grezzo.

A livello formale il cappellone è realizzato con una cupoletta centrale la cui imposta poggia su una controcurva che raggiunge le pareti: a livello tecnico questa risulta una zona di maggiore fragilità tanto che nel tempo la struttura muraria si è lesionata lungo la circonferenza della cupoletta centrale dove diverse fessurazioni risultavano prima del restauro ancora aperte, con importanti infiltrazioni di acqua. Per questo motivo in passato sono state eseguite delle velinature di pronto intervento, con tele di lino applicate con colla animale per evitare cadute in attesa di restauro. Erano presenti anche sacche vuote dovute a distacchi dell’intonaco, fessurazioni diffuse e svariate perdite di porzioni di stucchi. Le ripetute infiltrazioni di acqua hanno causato nel tempo la decoesione degli intonaci con diffuse efflorescenze saline, cadute della doratura e della pittura.

I dipinti erano anneriti da uno strato di polvere e fumi ma anche da alterazioni delle vernici che impedivano la lettura dei colori originali. Erano presenti pesanti ed estese ridipinture.

Il restauro ha permesso il consolidamento strutturale e materico degli stucchi e delle pitture. Le parti materiche cadute sono state, dove possibile, recuperate e ricollocate nella loro posizione originaria.

La pulitura delle superfici dorate ha permesso di riportare l’oro alla sua originaria lucentezza. Sui dipinti la pulitura chimica ha permesso di riportare alla luce i colori originali, chiari e brillanti, così come elementi figurativi prima non visibili. Allo stesso modo sono state rimosse le estese e grossolane ridipinture.

L’intervento di ritocco pittorico, eseguito con tecnica riconoscibile, ha permesso di nascondere le numerosissime lacune e riportare i dipinti ad un’unità figurativa che permette, oggi, nuovamente, la corretta lettura dell’opera pittorica.

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